venerdì 3 aprile 2015

Quando "risorgere" diventa possibile

Ci apprestiamo a vivere una delle feste più importanti della fede cristiana, la Pasqua. Spesso, festività come questa vengono vissute in un clima di indifferenza o, tutt’al più, come un’occasione per mangiare e fare scampagnate e gite fuori porta. Ma qual è il significato profondo di questo evento?Cosa può insegnare alla nostra vita?
La parola “Pasqua” deriva dall’Aramaico Pesach (pasa') e significa “passare oltre”. Nella Pasqua cristiana celebriamo il passaggio da morte a vita di Gesù e di conseguenza dei cristiani che, liberati dal peccato, “risorgono” insieme a Cristo.

E qui mi viene in mente una frase di Jim Morrison:
"Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci."
Voglio partire da questa citazione “profana” per condividere con voi l’importanza del saper risorgere nella nostra vita...

All'interno di quello che viene definito il ciclo vitale della famiglia e della persona stessa, possiamo distinguere alcune fasi che sono scandite da eventi normativi, ossia comuni alla maggior parte delle persone, (l'innamoramento, il matrimonio, la nascita di un figlio ecc.) ed eventi para-normativiovvero  inattesi, che ci spiazzano. Pensiamo, ad esempio, ad una malattia, una morte improvvisa, la perdita del lavoro ecc.
Ci troviamo, dunque, ad affrontare le prove attese e inattese che la vita ci offre mettendoci nella condizione di capire cosa è meglio fare, cosa stiamo provando e di ridefinire le nostre priorità e i nostri limiti. A volte, in alcuni periodi della nostra esistenza, ci sentiamo impegnati e messi alla prova su più fronti e questo può farci sentire dilaniati e senza forze; con l’impressione di non riuscire ad ottenere buoni risultati nonostante i nostri sforzi. E’ proprio in questi momenti di buio che possono scattare alcuni meccanismi particolari nella nostra mente che aprono la strada a: depressione, disturbi d’ansia, malattie psicosomatiche, dipendenze (alcol, droghe, gioco, internet), disordini alimentari, problemi di coppia, conflitti genitori/figli, relazioni sentimentali sbagliate ed autolesionistiche, aggressività verso gli altri o verso se stessi. 
Ognuno reagisce a modo proprio cercando di superare al meglio quello che la vita gli sta ponendo dinanzi.  A volte, però, abbiamo la sensazione di non farcela e sentiamo di essere arrivati al limite.

E’ quello il momento di interrogarci profondamente e capire se possiamo farcela da soli o se, invece, abbiamo bisogno di un aiuto, magari di tipo psicologico.
Ma molti sono i pregiudizi che ci spingono a non rivolgerci ad uno psicologo… 
Vediamone insieme qualcuno!

“Mica sono pazzo!”
Per questo pregiudizio occorre fare una precisazione: chi decide di andare dallo psicologo per risolvere una difficoltà non è un matto, bensì una persona coraggiosa e responsabile che desidera migliorare la propria vita. Inoltre è sicuramente più sano farsi aiutare che nascondersi dietro ad un “Passerà…” 


“Perché devo andare a raccontare i fatti miei ad un estraneo!”
Lo psicologo è un “estraneo”, ma competente, che conosce i meccanismi dell’animo delle persona e sa come aiutarla a trovare la propria strada. E’ un professionista imparziale, che vede le cose da un’altra prospettiva e, per questo, può offrire un aiuto diverso e qualificato. Inoltre bisogna ricordare che lo psicologo è tenuto per legge alla riservatezza.


 Non voglio che qualcuno mi faccia il lavaggio del cervello!”
Molti sono convinti che lo psicologo sia una specie di mago o, peggio, un ipnotizzatore che si diverte a raggirare le persone. In realtà, come sancito dall'articolo 4 del codice deontologico:
“Nell'esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all'autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall'imporre il suo sistema di valori; “



 “Se mi abituo a farmi aiutare poi diventerò dipendente e non sarò più in grado di farcela da solo!”
Questa è la paura di molte persone che iniziano un percorso personale. Lo psicologo non è una droga, è un sostegno momentaneo, il cui obiettivo è quello di aiutare la persona a stare bene e ad essere autonoma ed indipendente nel minor tempo possibile.



Il mio augurio a tutti voi per questa Santa Pasqua è che possiamo sempre riuscire a risorgere dalle nostre fragilità e debolezze, non disdegnando gli strumenti di aiuto che ci vengono offerti dalle persone care e che possono aiutarci. Buona Pasqua!

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